Il no al petrolio ha contribuito a lievitare i prezzi post pandemia: decisivo l’intervento del Governo che ha stanziato 1.2 miliardi per evitare un aumento che sarebbe stato oltre il 20%.
L’aggiornamento dei prezzi delle bollette di luce e gas di Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) del terzo semestre porta ad una stangata mai vista prima.
Il rincaro per il terzo semestre 2021 è infatti di 9,9% per l’elettricità e di ben 15,3% per il metano.
In media ogni famiglia con il classico contratto da consumi medi di energia elettrica di 2.700 chilowatt ora l’anno e un contatore con il contratto classico domestico da 3 chilowatt, spenderà circa 62,4 euro in più l’anno di sola corrente elettrica.
Il decreto salva Bollette
L’effetto rincaro sarebbe potuto essere molto più disastroso se non fosse intervenuto tempestivamente il Governo Draghi, che ieri ha reindirizzato 1,2 miliardi di euro per ridurre gli oneri generali di sistema. La somma stanziata ieri in Consiglio dei Ministri proviene proprio dal ricavato delle aste del mercato europeo dei permessi di emissione di CO2.
Grazie all’intervento, Arera ha potuto ridimensionare una delle voci più pesanti che compongono le tariffe di luce e gas, ossia gli oneri generali. Secondo le stime di alcuni economisti, come Davide Tabarelli intervistato da Il Sole 24 Ore, senza l’intervento provvidente del Governo il rincaro sarebbe arrivato al 12% per l’elettricità per oltre il 21% per il gas.
Entrambi sarebbero stati dei «balzi record mai visti in passato».
I motivi del rincaro
L’intervento risolutivo del Governo che ha stanziato 1,2 miliardi di euro tampona solamente in parte un aumento dei prezzi dell’energia che non ha uguali precedenti.
In Europa il prezzo del metano è aumentato del 30% nel secondo trimestre del 2021 rispetto al primo; rispetto al 2020 il carbone è passato da 50 a 120 dollari a tonnellata; il petrolio da 45 a 75 dollari al barile; il prezzo medio di benzina e gasolio è cresciuto ancora, raggiungendo nell’ordine 1,628 e 1,489 euro al litro, praticamente 10 euro in più per un pieno rispetto ad un anno fa.
Paradossalmente la motivazione risiede nelle scelte green: la ripresa economica e dei consumi ha infatti spinto in alto la domanda delle materie prime, ma il no al petrolio e ai disinvestimenti nei combustibili fossili ha portato i prezzi dell’energia alle stelle. Con la ripresa delle attività è cresciuta la domanda, ma l’offerta è diminuita perché con i disinvestimenti nel fossile sono aumentati per le compagnie anche i costi dei servizi di vendita.
Secondo Alessandro Marangoni, economista dell’energia del centro studi Althesys intervistato da Il Sole 24 Ore: «non bisogna farsi distrarre dagli alti e bassi congiunturali dei combustibili, ma guardare oltre. Nel medio periodo, le bollette difficilmente scenderanno, nonostante le fonti rinnovabili siano sempre meno costose e, auspicabilmente, sempre più disponibili»