A marzo, molti hanno riscontrato uno stipendio più basso rispetto alla norma. Questa busta paga più “leggera” è dovuta all’importante riforma fiscale prevista dalla nuova legge di Bilancio. Le novità apportate sono dovute principalmente a due fattori: l’introduzione dell’assegno unico universale, al posto dell’assegno per il nucleo familiare (Anf), e la riforma delle aliquote Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche).
Cos’è e come funziona l’assegno unico familiare?
A partire da questo mese l’assegno per il nucleo familiare (Anf) è stato sostituito dall’assegno unico familiare. La differenza è sostanziale: mentre l’Anf si basava sullo stipendio, l’assegno unico si basa sull’Isee, ovvero tiene conto dell’intera ricchezza mobiliare e immobiliare del nucleo familiare. In sostanza, chi ha uno stipendio sproporzionatamente basso rispetto al suo patrimonio smetterà di ricevere l’assegno.
Con questa nuova modalità, è l’INPS stesso ad accreditare la somma sul conto corrente. Il contribuente infatti deve richiedere esplicitamente di voler compensare le detrazioni con l’assegno unico, dichiarando dove vuole farsi accreditare la cifra spettante. Al contrario, l’Anf veniva erogato direttamente in busta paga.
Ma l’assegno unico non è l’unico motivo per cui lo stipendio di marzo sarà più basso.
A marzo stipendio basso: meno aliquote, bonus e detrazioni
Fino all’1 gennaio l’Irpef (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche) si basava su cinque diverse fasce di reddito (aliquote). Ma da quest’anno queste sono diventate quattro.
Di conseguenza, si ridisegnano bonus e detrazioni. Si eliminano la detrazione per i figli a carico minori di 21 anni e quella per le famiglie numerose, così come il premio alla nascita e il bonus bebè.
Tra gli altri, ha subito un taglio anche il trattamento integrativo, meglio noto come “i 100 euro di Renzi“. Il bonus è integrale solo per i redditi inferiori ai 15mila euro. Per i redditi da 15mila a 28mila euro, invece, il bonus verrà parzialmente compensato dalla detrazione su mutui, spese in casa, erogazioni liberali o carichi di famiglia, che per questa fascia di reddito sale a 945 euro all’anno.
Novità non proprio felici, soprattutto per il ceto medio che, dalle riforme effettuate, sembra essere il più colpito.