“Lo compro, lo provo, se non mi piace lo restituisco”. Questo è il pensiero di tanti utenti ogni volta che acquistano un articolo online: se non soddisfa, si restituisce gratuitamente. Eppure sembra che molti colossi dell’e-commerce stiano piano piano cambiando le regole sul reso dei prodotti, che in alcuni Paesi è già a pagamento.
Da Amazon a Zara, da H&M a J.Crew, fino a Anthropologie e Abercrombie & Fitch hanno deciso di introdurre una commissione a chi vuole restituire un prodotto.
La scelta punta a limitare chi compra senza pensarci troppo con la rassicurazione di poter restituire la merce in ogni momento e gratuitamente. Molti consumatori infatti tendono ad acquistare diverse taglie e colori di uno stesso prodotto, restituendone poi la maggior parte. In alcuni casi, addirittura, alcuni clienti restituiscono gli articoli dopo averli usati, spesso impedendo alle aziende di poterli rivendere poiché usurati o danneggiati.
Tutto ciò diventa insostenibile sia economicamente per le aziende che devono pagare interi camion carichi di pacchi da restituire sia per l’ambiente.
Reso a pagamento anche in Italia?
Il pagamento di una tariffa extra per effettuare il reso è stato introdotto solo in alcuni Paesi, tra cui l’Italia non figura… almeno per il momento! Non si esclude, infatti, che la regola arrivi ad essere applicata anche nel nostro Paese.
Nel Regno Unito, l’81% dei rivenditori ha già applicato un costo aggiuntivo a carico del consumatore nel caso in cui decidesse di devolvere il prodotto acquistato. Tra i colossi che hanno optato per questa scelta figurano anche Asos e Zara, la quale ha iniziato ad addebitare 1,95 sterline per la restituzione di articoli acquistati online attraverso punti di ritiro gestiti da terze parti (come gli uffici postali).
Anche Amazon negli Stati Uniti ha seguito questa strada, iniziando ad addebitare 1 dollaro ai clienti per la restituzione degli articoli presso i negozi UPS. Il reso rimane, tuttavia, gratuito nei negozi di alimentari Whole Foods, Amazon Fresh o Kohl’s.
Ora si prevede (e si teme) che anche le aziende italiane si comincino a muovere nella stessa direzione.