Il tanto millantato abbonamento Netflix con pubblicità sta suscitando basso interesse per i consumatori, un mezzo flop con conseguenze parecchio disastrose per l’azienda.
Il nuovo piano ha infatti raggiunto soltanto l’80% circa dell’utenza prevista, numero decisamente sottotono rispetto a ciò che si sperava.
Infuriano dunque gli inserzionisti che, dopo le gonfiate aspettative da parte di Netflix, si sono ritrovati con l’amaro in bocca, al punto di pretendere un risarcimento dall’azienda come garantito dalle clausole contrattuali in caso di flop.
Ma la situazione è più nera di quanto sembri, poiché parrebbe che molte aziende partner, oltre a richiedere il rimborso, siano intenzionate ad evitare investimenti futuri per questo nuovo piano.
Dal canto suo, Netflix sta cercando di superare la tempesta spingendo il più possibile questa nuova sottoscrizione, in modo da guadagnare numeri più elevati e tornare sulla giusta rotta. Tuttavia non è da escludere la possibilità che il piano possa essere abbandonato in un futuro non tanto lontano per assenza di fondi.
Il piano Base con pubblicità
Debuttato lo scorso novembre, il piano Base con pubblicità prevede quasi tutto il catalogo Netflix a fronte di brevi intervalli pubblicitari di 15-30 secondi prima e durante la visione in cambio di un costo più basso.
Rispetto al piano Base classico, chi sottoscrive questa variante andrà a risparmiare 2,50€ ottenendo praticamente gli stessi vantaggi.
Che cosa non ha convinto i consumatori
Probabilmente proprio il costo, non così tanto vantaggioso per ciò che offre.
Già il piano Base è “castrato” rispetto a quello Standard, offrendo una qualità massima di visione in SD e l’accesso ad un solo dispositivo in contemporanea, ma con l’aggiunta della pubblicità per molti non vale proprio la pena.
Stiamo parlando pur sempre di 5,49 euro mensili, soltanto 2,50 euro in meno rispetto allo stesso piano senza pubblicità. Data già l’elevata mole di pubblicità che gira in TV, probabilmente la maggior parte dei consumatori preferirebbe evitarla anche con lo streaming on-demand se di fatto non c’è un netto risparmio.
Tuttalpiù soltanto chi usufruisce sporadicamente del servizio potrebbe effettivamente trovare rilevante il compromesso degli spot pubblicitari, ma questa fetta di mercato non è molto alta.
Ancora una volta l’azienda di Los Gatos fa autogol, dopo i continui aumenti di prezzo negli ultimi anni e il recente annuncio di voler tassare chi usufruisce dell’account da posti diversi per monetizzare anche dalle condivisioni tra amici.
Riuscirà Netflix quantomeno a salvare questo mezzo flop di abbonamento con pubblicità?