Arriva stamani la decisione della maggioranza di abrogare il bonus cultura 18app, una delle poche misure rimaste a favore dei giovani, con l’obiettivo di ridestinare le risorse investite spostando il focus dai cittadini consumatori ai lavoratori del settore.
Saranno infatti proprio gli impiegati del mondo dello spettacolo e della cultura i nuovi beneficiari, con una stima di 230 milioni di euro annui ad essi destinati. Si va dal rafforzamento del Fondo per il sostegno economico temporaneo dei lavoratori dello spettacolo al Fondo per gli operatori dell’editoria e delle librerie, dal Fondo per lo spettacolo dal vivo al sostegno delle attività di rievocazione storica de “La Girandola” di Roma.
Di conseguenza, i nuovi maggiorenni del 2023 perderanno la possibilità di usufruire del credito che permetteva di comprare libri scolastici e universitari ma anche romanzi e opere varie, visitare musei, andare a concerti e partecipare a tante altre attività culturali.
Che cosa ne pensa l’opposizione dell’abolizione del bonus 18app
Senza tante sorprese, la manovra è stata fortemente criticata dall’opposizione.
A partire dagli esponenti del M5S in Commissione Cultura di Camera e Senato, i quali hanno affermato che: «Il danno sarebbe enorme, perché le risorse a copertura di questo strumento sono state rese stabili nella scorsa legge di bilancio e gli operatori del settore contano su quegli introiti. Dopo la pandemia il settore culturale va sostenuto con misure che si dispiegano nel tempo, soprattutto in questa fase di crisi energetica e di calo generalizzato dei consumi. In campagna elettorale Giorgia Meloni disse testualmente ‘ai giovani è stato tolto tutto, il diritto all’educazione, alla socialità, allo sport. È nostra responsabilità restituire ai ragazzi quello che gli è stato tolto’. E invece è proprio lei a togliere risorse per i giovani».
Anche la deputata di Azione – Italia Viva – Renew Europe Maria Elena Boschi segue la stessa linea di pensiero, twittando: «Il bonus Renzi per i diciottenni (18app) ha aumentato i consumi culturali e aiutato molti giovani a essere cittadini consapevoli. Viene copiata in tutta Europa. Cancellarla oggi sarebbe una follia. Chiedo alla Premier Meloni di bloccare questo autogol».
Non manca l’opinione dell’esponente del Pd Nicola Zingaretti, il quale afferma che «La destra vuole cancellare la 18app. L’opportunità per i neo diciottenni di ottenere 500 da spendere in libri, teatro, cinema, musei, cultura. Ormai contro le ragazze e i ragazzi è una persecuzione. Quella delle destre non è l’Italia del merito ma dei privilegiati».
Persino Enzo Mazza, Ceo di Fimi (Federazione industria musicale italiana), si rivela contrario alla manovra: «L’emendamento per abolire il bonus cultura è uno schiaffo ai giovani già penalizzati da assenza di politiche per le nuove generazioni. Un danno enorme per la cultura. Il bonus per anni è stato un successo che ha avvicinato i ragazzi a libri, musica e film, tanto da essere copiato da Paesi come Francia, Spagna e Germania».
Insomma, un’opposizione davvero forte ad una scelta a dir poco scellerata. Non mettiamo in dubbio che anche i lavoratori del settore culturale abbiano bisogno di sostentamento, specialmente dopo l’emergenza pandemica che ha mandato in crisi migliaia di impiegati italiani. Ma era davvero necessario eliminare completamente il bonus introdotto dal governo Renzi, a discapito dell’intera fascia di cittadini neomaggiorenni che tornerà inevitabilmente ad allontanarsi dalla cultura?