DAZN, AGCOM starebbe imponendo lo Speed Test nell’app: scattano rimborsi da 7,50€ a settimana

dazn agcom rimborsi speed test

Per rispondere al malcontento generale degli utenti circa la qualità dei servizi di streaming della Serie A di calcio, DAZN in primis ma non è la sola, AGCOM starebbe considerando di imporre l’implementazione di un sistema di monitoraggio della qualità della connessione.

Tale manovra permetterà agli utenti che riportano disservizi di ricevere un risarcimento di 7,50€, previo svolgimento di uno Speed Test che attesti che la loro connessione stia funzionando a dovere.

Il valore dell’importo rimborsabile si intende per turno settimanale di campionato, potendo dunque arrivare fino a 29,99€ di risarcimento mensile se si dovessero riscontrare problemi per tutte le settimane di abbonamento.

L’indiscrezione procede specificando che il consumatore verrà tutelato non solo in caso di totale impedimento nella visione dell’evento, ma anche se non dovesse riuscire ripetutamente ad accedere alla piattaforma o al singolo evento, se a causa delle continue interruzioni dello streaming andasse a perdere una “percentuale congrua dell’evento” e se la trasmissione non fosse nitida.

L’adeguatezza della connessione a Internet del cliente, tuttavia, non assicura il risarcimento: essa darà solamente il via alla procedura, e solo nel caso in cui venga accertata la responsabilità del provider dello streaming per i disservizi avuti si potrà ottenere il rimborso.

L’ago della bilancia dunque non penderà esclusivamente sul consumatore, come del resto è giusto che sia. Se il problema di fondo è imputabile ad una cattiva connessione del provider Internet, o ad altro di natura esterna, non avrebbe senso far rimettere a DAZN o simili. L’unico problema è che non è vi previsto alcun diritto al risarcimento in questo caso, anche se la colpa dovesse effettivamente appartenere ad altri.

Ricordiamo comunque che, seppur data ormai per certa da alcune testate giornalistiche come La Repubblica, si tratta ancora soltanto di un’indiscrezione. Ne sapremo di più il 20 gennaio, giorno in cui avverrà la seduta dell’AGCOM in cui dovrebbero essere discusse queste pratiche.

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Fusione Fastweb e Vodafone: cosa cambia per i clienti?

Vodafone Italia è stata integrata ufficialmente a Fastweb: cosa cambia per i clienti di entrambi gli operatori?
fusione fastweb e vodafone

Nel panorama delle telecomunicazioni italiane, un’importante fusione sta prendendo forma: Fastweb e Vodafone si uniscono per dar vita a un operatore convergente che promette di rivoluzionare il mercato. Grazie all’integrazione delle infrastrutture e delle risorse di entrambe le società, il nuovo brand, frutto dell’acquisizione da parte di Swisscom, unisce la rete mobile di Vodafone Italia alla fibra di Fastweb: con oltre 20 milioni di linee mobili e 5,6 milioni di linee fisse, questo nuovo operatore si propone di offrire un servizio integrato e ottimizzato per i clienti di entrambe le aziende.

Per gli utenti di Fastweb e Vodafone, però, cosa cambierà concretamente? Seppur la struttura dell’offerta si evolverà sotto un unico tetto, il servizio quotidiano per i clienti dei due operatori resterà sostanzialmente invariato: le tariffe, i contratti e la qualità dei servizi non subiranno modifiche immediate, e i clienti non saranno obbligati a cambiare operatore. Tuttavia, la fusione potrebbe portare a interessanti novità a lungo termine, con la possibilità di accedere a offerte ancora più competitive e a una gestione più snella e integrata dei servizi.

Unione delle infrastrutture: i vantaggi per i clienti

Con la fusione tra Fastweb e Vodafone, una delle prime conseguenze è l’integrazione delle infrastrutture di rete, che promette di portare vantaggi significativi sia agli utenti di telefonia fissa che mobile. Da un lato, i clienti di Fastweb continueranno a usufruire della rete in fibra ultraveloce, che si arricchirà ora della copertura mobile di Vodafone Italia; dall’altro, gli utenti Vodafone potranno sfruttare la solida infrastruttura di Fastweb per la connessione Internet fissa, con la possibilità di accedere a velocità sempre maggiori e a un servizio più stabile.

Questo potenziale miglioramento delle prestazioni non significa, tuttavia, che i clienti dovranno affrontare disagi. La gestione dei servizi continuerà a essere separata per i due operatori, Fastweb e Vodafone, il che significa che i contratti e le tariffe non cambieranno automaticamente. Per i clienti, questo si traduce in una continuità nelle condizioni economiche, senza la necessità di modifiche ai contratti in essere.

Servizi e assistenza: cosa cambia per gli utenti

Nonostante l’unione delle due grandi realtà del settore, per gli utenti Fastweb e Vodafone i canali di assistenza restano invariati: entrambi gli operatori continueranno a fornire supporto tramite i propri strumenti, come le app dedicate e i numeri e le aree riservate sui rispettivi siti ufficiali. I clienti potranno quindi continuare ad accedere ai propri account per gestire i servizi, senza alcun cambiamento nelle modalità.

Tuttavia, l’integrazione delle due reti potrebbe portare a una gestione più efficiente delle problematiche, permettendo una risposta più rapida e un’assistenza tecnica migliore. Inoltre, l’unione delle due telco potrebbe aprire la strada a un ampliamento dei servizi offerti, con pacchetti più diversificati e soluzioni su misura per le diverse esigenze, rendendo più facile l’accesso a soluzioni integrate per la telefonia fissa e mobile.

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Dal 1° gennaio 2025 nuovo incremento sui pedaggi autostradali!

Dal 1° gennaio, i pedaggi autostradali aumentano sui 2.800 chilometri di Autostrade per l'Italia del 1,8%: scopri quali tratte saranno interessate dal rincaro.
pedaggi autostradali incremento

Con l’inizio del nuovo anno, anche i pedaggi autostradali subiscono un inevitabile incremento: come di consueto, il 1° gennaio segna l’adeguamento delle tariffe in base all’inflazione programmata, ma quest’anno, almeno, l’aumento risulta meno marcato rispetto al passato.

In accordo con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, le Autostrade per l’Italia, che gestiscono circa 2.800 chilometri di rete, vedranno un rialzo del 1,8% sulle tariffe, mentre altre tratte, come la Napoli-Pompei-Salerno, registreranno un incremento dell’1,67%.

Nonostante il rincaro, il Ministero afferma che non si tratta di un “aumento eccessivo”, una dichiarazione che trova fondamento nell’attuale tasso di inflazione contenuto. In effetti, senza le misure di sconto previste per gli utenti, l’incremento sarebbe stato superiore, raggiungendo il 3%.

A quanto ammonta l’incremento sui pedaggi autostradali?

Le tariffe per la rete autostradale italiana sono regolamentate in funzione dell’inflazione e delle necessità di manutenzione e sviluppo delle infrastrutture. L’aumento del 1,8% si applica soprattutto ai 2.800 chilometri di strada gestiti da Autostrade per l’Italia, una delle principali concessionarie del Paese. L’azienda è partecipata per l’88% dalla holding Reti Autostradali, che controlla la società attraverso un’alleanza tra il 51% di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), il fondo americano Blackstone (24,5%) e il fondo australiano Macquarie (24,5%).Oltre al rincaro sulle autostrade principali, alcune tratte come la Napoli-Pompei-Salerno vedranno aumenti moderati.

Tuttavia, altre 22 società concessionarie, che operano su porzioni meno significative della rete, non subiranno modifiche ai pedaggi. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha, inoltre, rassicurato che l’incremento non rappresenta un peso esorbitante per gli utenti, grazie all’azione contenitiva dell’inflazione e all’introduzione di misure compensative come gli sconti sulle tariffe.

Quali autostrade saranno interessate dall’aumento?

Come già sottolineato, l’adeguamento riguarda principalmente le tratte autostradali gestite dalla società Autostrade per l’Italia.

Nello specifico ecco le tratte autostradali in cui vengono applicati i pedaggi maggiorati.

  • A1 (Autostrada del Sole): Milano-Napoli
  • A3 (Napoli-Salerno): Napoli-Salerno
  • A4 (Serenissima): Milano Fiorenza-Brescia Ovest
  • A7 (Autostrada dei Giovi): Serravalle Scrivia-Genova Ovest
  • A8 (Milano-Laghi): Milano-Varese
  • A8/A26 (Diramazione Gallarate-Gattico): Gallarate-Innesto A26
  • A9 (Milano-Laghi): Lainate-confine con la Svizzera
  • A10 (Autostrada dei Fiori): Genova-Savona
  • A11 (Firenze-Mare): Firenze-Pisa Nord
  • A12 (Autostrada Azzurra): Genova-Sestri Levante
  • A12 (Autostrada Azzurra): Civitavecchia-Roma
  • A13 (Bologna-Padova): Bologna-Padova
  • A14 (Adriatica): Bologna-Taranto
  • A16 (Autostrada dei Due Mari): Napoli Est-Canosa di Puglia
  • A23 (Alpe-Adria): Udine Nord-confine con l’Austria
  • A26 (Autostrada dei Trafori): Genova Voltri – Innesto SS33
  • Diramazione A26/A4 (Diramazione Stroppiana-Santhià): Stroppiana-Santhià
  • Diramazione A26/A7 (Diramazione Predosa-Bettole): Predosa-Bettole di Tortona
  • A27 (Autostrada d’Alemagna): Innesto A57-Pian di Vedoia
  • A30 (Caserta-Salerno): Caserta-Salerno
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Netflix in crisi in Italia: in calo utenti e ore di visione a favore di Prime Video e Disney+

Secondo i dati del quarto Osservatorio sulle comunicazioni di AGCOM, Netflix sta perdendo milioni di utenti in Italia, a tutto vantaggio di Amazon Prime Video e Disney+.
netflix dati agcom

Netflix sta attraversando una fase difficile in Italia, con una continua perdita di utenti che sembra favorire la crescita di rivali come Amazon Prime Video e Disney+. Secondo i dati del quarto Osservatorio sulle comunicazioni di AGCOM, che ha analizzato il mercato dei servizi di video on demand (VOD) nei primi nove mesi del 2024, la nota piattaforma di streaming sta affrontando una diminuzione costante del numero di abbonati.

È comunque importante mettere in luce che tali dati si riferiscono solo al traffico proveniente da desktop e dispositivi mobili, escludendo l’accesso tramite smart TV, che rappresenta una fetta significativa dell’utilizzo delle piattaforme di streaming. Nonostante questo, l’andamento negativo di Netflix è evidente anche nei numeri complessivi di utenti unici mensili, che sono in calo dal 2022: le statistiche suggeriscono, infatti, una continua emorragia di utenti, con conseguenze anche sul numero complessivo di ore di visione.

I dati di AGCOM mostrano la perdita di utenti di Netflix

Come anticipato, il quarto Osservatorio sulle comunicazioni di AGCOM, che ha esaminato i servizi VOD a pagamento, mostra chiaramente un trend negativo per Netflix in Italia. Nel 2022, la piattaforma aveva una media di 8,9 milioni di utenti unici mensili, cifra che è scesa nel 2023 a 8,8 milioni e nel 2024 ha raggiunto i 8,1 milioni, segnando una perdita di 700.000 abbonati. Questo calo è stato molto evidente tra i mesi di gennaio e settembre 2024, con un numero di utenti significativamente inferiore rispetto all’anno precedente.

Gli utenti che hanno abbandonato Netflix sembrano aver preferito altre piattaforme di streaming rivali. Amazon Prime Video, ad esempio, ha registrato un incremento di 500.000 utenti, passando da 6,5 a 7 milioni, mentre Disney+ ha visto un aumento di 100.000 abbonati, arrivando a 3,6 milioni. Anche Now (di Sky) ha registrato una crescita, passando da 1,1 milioni a 1,4 milioni di utenti.

Ore di visione e performance di altre piattaforme

La perdita di utenti per Netflix si riflette anche nelle ore di visione. Nel periodo compreso tra il 2021 e il 2024, la piattaforma ha visto una costante diminuzione del tempo totale di visione, scendendo da 330 milioni di ore nel 2021 a 256 milioni di ore nel 2024.

Al contrario, Prime Video ha registrato un notevole aumento, passando da 40 a 57 milioni di ore, con un incremento di 17 milioni. Anche Disney+ ha visto un miglioramento, con un aumento di 8 milioni di ore, passando da 18 a 26 milioni. Questi numeri confermano l’andamento positivo delle piattaforme concorrenti, che stanno guadagnando terreno a spese di Netflix.

Nel complesso, il numero di utenti unici che si sono connessi alle piattaforme di streaming nel settembre 2024 è stato di 15,87 milioni, un aumento di 567.000 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

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Power bank non sicuri su Amazon: ritirati 488.000 Charmast per rischio incendio

La U.S. Consumer Power Safety Commission (CPSC) ha emesso un richiamo che ha coinvolto 488.000 Power bank Charmast venduti anche in Italia su Amazon tra dicembre 2018 e settembre 2023.
power bank charmast

Nel mondo odierno, sempre più dipendente dalla tecnologia, i power bank sono diventati dispositivi essenziali per mantenere i nostri smartphone e altri gadget elettronici sempre pronti all’uso. Questi accessori permettono di ricaricare i dispositivi quando non è disponibile una presa di corrente, offrendo praticità e autonomia.

Bisogna però fare molta attenzione sulla qualità e la sicurezza di tali accessori. La U.S. Consumer Power Safety Commission (CPSC) ha emesso un richiamo che ha coinvolto 488.000 power bank Charmast acquistati su Amazon negli ultimi sei anni.

Questi dispositivi sono stati identificati come potenzialmente pericolosi a causa del rischio di surriscaldamento, fusione, espansione, fumo e incendio, sollevando preoccupazioni sul controllo qualità e sulla sicurezza dei prodotti elettronici di consumo. Questo incidente ha portato alla luce la necessità di una maggiore attenzione riguardo alle normative di sicurezza che regolano la produzione e la distribuzione di questi accessori.

Ritirati dal mercato i power bank Charmast

La CPSC ha riferito che Charmast ha ricevuto 44 segnalazioni di incidenti, di cui quattro hanno provocato ustioni o vesciche ai consumatori.

I power bank coinvolti nel richiamo, identificabili dal modello W1056, sono stati venduti su Amazon (e non solo) tra dicembre 2018 e settembre 2023 in vari colori, tra cui nero, blu, verde, menta, rosa e bianco: il marchio “Charmast” è visibile sulla parte frontale del dispositivo, mentre il numero di modello appare sul retro. In caso ne fossi in possesso, la CPSC ha avvertito di smettere immediatamente di utilizzare questi power bank e di seguire le istruzioni per richiedere un rimborso completo. Il processo di restituzione include l’invio di una fotografia del dispositivo insieme al cavo di alimentazione reciso, come misura di sicurezza.

Le cause esatte del malfunzionamento dei power bank Charmast non sono ancora state determinate, ma potrebbero derivare da difetti nei componenti, da un design inadeguato che non consente una corretta dissipazione del calore o dall’uso di materiali di scarsa qualità. Tali criticità possono compromettere la sicurezza, facendo aumentare il rischio di incendi, in particolare quando il dispositivo viene sottoposto a stress termico durante la ricarica.

Le precauzioni per evitare rischi

Questa vicenda ha sollevato il problema dei rischi associati a dispositivi che dovrebbero essere sicuri e affidabili. Il surriscaldamento e l’eventuale incendio dei power bank possono avere conseguenze gravi, sia per le persone che li utilizzano, che per l’ambiente circostante; inoltre, in ambienti chiusi come automobili e abitazioni, i danni causati da un incendio potrebbero essere estesi e rapidi.

Ma come accertarsi di comprare un power bank sicuro e performante? Innanzitutto, i consumatori dovrebbero acquistare power bank solo da produttori riconosciuti e verificare che i dispositivi siano dotati di certificazioni di sicurezza adeguate. È altrettanto fondamentale seguire scrupolosamente le istruzioni del produttore per garantire un uso corretto, evitando esposizioni a temperature troppo alte, umidità o urti che potrebbero danneggiare il dispositivo e compromettere la sua funzionalità.

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