Stop alle auto con combustione interna: venerdì scorso il Comitato interministeriale per la Transizione ecologica ha infatti che dal 2035 non verranno più prodotte automobili a benzina, diesel e metano.
È il frutto della transizione ecologica, che richiede ampi sforzi e pesanti sacrifici, tra cui quello di migliaia di posti di lavoro dell’attuale industria automobilistica, che necessariamente dovrà premere il pedale sull’acceleratore per convertire la filiera.
Uno sforzo collettivo che però, ricorda il Ministero della Transizione Ecologica e quello dello Sviluppo Economico, sarà supportato economicamente con la creazione di un Fondo sociale per clima dal valore di circa 10 miliardi di euro l’anno.
Il piano per il phase out del 2035
Affinché nel 2035 sia davvero possibile smettere di vendere e quindi di produrre le auto a combustione interna, il piano economico prevede il raggiungimento di diversi step.
Tra questi c’è il piano di espansione dei punti di ricarica e rifornimento, con intervalli di 60km nelle autostrade per le ricariche elettriche e di 150km per il rifornimento ad idrogeno, oltre che nei parcheggi delle città.
Tra le proposte del pacchetto clima c’è anche quella di alzare le imposte sui carburanti e, al contempo, diminuire quelle sull’elettricità.
Col nuovo sistema, da applicare gradualmente a partire dal 2023, la tassazione minima sulla benzina passerebbe da 0,359 a 0,385 centesimi al litro, quella sul gasolio da 0,330 a 0,419 centesimi al litro. Per contro, le imposte minime sull’elettricità calerebbero da 1,00 euro a megawatt/ora a 0,58 euro.
Stop alla produzione auto a combustione: scatta la protesta della filiera industria automobilistica
La notizia dello stop alla produzione e vendita di auto a benzina, diesel e metano non è stata accolta con favore da tutti.
L’ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) ha infatti commentato duramente la decisione del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica accusando il Governo di aver accelerato troppo i tempi verso l’elettrificazione delle auto.
Secondo l’ANFIA, a perderci sarà tutta l’industria automobilistica, e in particolare i lavoratori. Dalla nota pubblicata dall’Associazione Industriale si legge:
L’Italia rischia di perdere, al 2040, circa 73.000 posti di lavoro, di cui 67.000 già nel periodo 2025-2030. Siamo di fronte a perdite che le nuove professionalità legate all’elettrificazione dei veicoli non basteranno a compensare.
Per questo motivo, l’ANFIA chiede al Governo di ripensare la sua decisione e di tracciare una nuova road-map per la transizione ecologica.