Secondo il ministro della transizione ecologica Cingolani il rincaro porterà a un aumento medio di 500 euro a famiglia all’anno: «il mercato dell’energia è fuori controllo»
«Un mercato fuori controllo»: sono queste le parole del Ministro della transizione ecologica Roberto Cingolani, che prova a spiegare a un convengo della CGIL a Genova il duro aumento delle bollette che impatterà tutte le famiglie italiane dal prossimo autunno.
Secondo le ultime stime infatti, i rincari sulle bollette di luce e gas toccheranno quota +40%, costringendo le famiglie italiane a spendere fino a 500 euro in più all’anno: 100 per l’elettricità e fino a 400 per il gas.
Le stime sembrano quindi molto peggiori di quelle preventivate per questo autunno negli scorsi mesi: a luglio si diceva che gli aumenti sarebbero stati di circa 9,9% per l’elettricità e di ben 15,3% per il metano. Ma le parole del Ministro Cingolani ora destano ancora più preoccupazione, visti gli aumenti fino al 40%.
Ma cosa sta succedendo al mercato dell’energia?
La crescita dei prezzi è dovuta principalmente a due fattori.
Innanzitutto, la ripresa economica e dei consumi ha spinto in alto la domanda delle materie prime, con conseguente bolla dei prezzi. A partire dal gas, l’elemento più utilizzato per alimentare le centrali elettriche di tutto il mondo.
In Europa il prezzo del metano è aumentato del 30% nel secondo trimestre del 2021 rispetto al primo; rispetto al 2020 il carbone è passato da 50 a 120 dollari a tonnellata; il petrolio da 45 a 75 dollari al barile; il prezzo medio di benzina e gasolio è cresciuto ancora, raggiungendo nell’ordine 1,628 e 1,489 euro al litro, praticamente 10 euro in più per un pieno rispetto ad un anno fa.
Poi, c’è il no al petrolio, e i disinvestimenti sulle fonti fossili. Le politiche più restrittive dell’Unione Europea sulle emissioni hanno portato all’aumento del prezzo dei certificati di emissione CO2, ossia quei “permessi ad inquinare”, che le aziende sono costrette a comprare per controbilanciare le proprie emissioni inquinanti.
Per anni, i prezzi di queste quote erano talmente bassi che alle aziende conveniva maggiormente continuare a inquinare per poi comprare le quote. Da un anno a questa parte, i prezzi di questi prodotti finanziari sono più che raddoppiati: una manovra che mette in difficoltà le principali compagnie, non ancora pronte all’uso delle energie rinnovabili. Per calmierare i costi aumentati, i produttori di energia scaricano i prezzi in bolletta, e a rimetterci è alla fine il consumatore finale.
L’intervento del governo e possibili soluzioni
A luglio il Governo era intervenuto reindirizzando 1,3 miliardi di euro a riduzione degli oneri generali di sistema. La somma stanziata dal Consiglio dei Ministri proveniva proprio dal ricavato delle aste del mercato europeo dei permessi di emissione di CO2.
Senza l’intervento del Governo, che ha quindi ridimensionato le voci più pesanti delle tariffe di luce e gas, gli aumenti sarebbero stati ancora più gravi.
Ora il ministro dell’Economia Daniele Franco dovrà scegliere se intervenire con un nuovo stanziamento, ora molto più ingente, o se rivedere le voci in bolletta. Una soluzione, non la più efficiente ma forse l’unica realizzabile, sarebbe quella di spostare il peso di alcuni oneri, come gli incentivi alle rinnovabili, sulla fiscalità generale. Il costo però si ripercuoterebbe sui conti dello Stato e quindi ancora una volta su tutti noi.
Per i consumatori, dire no ai fornitori di energia che si approvvigiono dalle fonti fossili, potrebbe significare un risparmio in bolletta, oltre che portare benessere al nostro pianeta.
Tra i fornitori di energia completamente rinnovabile, c’è ad esempio l’italiana Nen Energia.